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Il saggio è volto all'identificazione e alla decifrazione dei rapporti proporzionali racchiusi all'interno di insigni monumenti artistici del passato. Attraverso uno sguardo cursorio che passa in rassegna vari luoghi ed epoche l'autore accerta il costante impiego di matrici geometriche a carattere simbolico-mensorio nel costruito, andando al cuore di quell'intimo magistero in cui la sacra ars costruendi custodiva il principio immutabile della sua autorità. Ecco allora che dalla Mesopotamia all'Egitto, dalla Grecia a Roma, fino al Medioevo e al Rinascimento fiorentino si assiste, attraverso la costanza ed il mutamento delle forme, al dipanarsi di una scientia antiqua il cui furor mensurandi obbedisce a una visione unitaria del mondo in cui il tempio funge da vera e propria riproduzione del cosmo, atta a rispecchiare una realtà trascendente: esso è quindi costruito in aderenza a una specifica diagrammazione, che ne statuisce le proporzioni sacre simboleggianti l'idea formante della bellezza.